La parola mirto indica la pianta del Myrtus communis, le sue bacche e anche il liquore che se ne ricava, ma la prima cosa che richiama alla mente è sicuramente il famoso mirto sardo. Qui parleremo di tutti e tre e ti spiegheremo come preparare questo fantastico digestivo, in 4 versioni diverse!
Pianta del mirto
La pianta del mirto è un cespuglio tipico della macchia mediterranea, diffusa non solo in Sardegna ma in tutto il Sud Italia e lungo le coste del Mediterraneo. Il Myrtus communis è molto rustico e si adatta ai terreni poveri, resistendo bene alla siccità e producendo comunque un gran numero di bacche. Teme solo il freddo.
Le sue dimensioni si aggirano tra i 50 cm e i 3 metri di altezza, ma qualche esemplare anziano riesce a raggiungere anche i 4-5 metri. Le foglie sono lanceolate, cioè strette ed appuntite, e di colore verde molto acceso in tutte le stagioni, anche d’estate! A fine primavera-inizio estate spunta sui cespugli una gran quantità di piccoli fiori bianchi belli e profumati.
Tra novembre e dicembre maturano e si raccolgono le bacche blu-violacee o rossicce, in sardo murta, ma anche le rarissime bacche bianche, o murta bianca. Con i frutti blu si prepara il mirto classico, con quelli bianchi il mirto bianco, da non confondere con il liquore omonimo che si ottiene dalla macerazione delle foglie.
In sardo:
Murta, muta, mutta, murta durci, murtaurci, murtaucci
Proprietà del mirto
Il mirto ha grandi virtù.
Le foglie, i fiori e le bacche sono ricche di proprietà benefiche insospettabili: antinfiammatorie, balsamiche, astringenti e leggermente antisettiche. Per questo hanno un largo utilizzo anche in ambito erboristico e farmaceutico nel trattamento dei problemi dell’apparato respiratorio.
Le foglie, ad esempio, si possono usare per preparare decotti salutari per laringe e bronchi. Le bacche invece erano conosciute nella tradizione popolare come rimedio per indigestioni, cistite e problemi gengivali.
Ma perché le bacche di questo cespuglio sono così utili?
Bacche di mirto
Le bacche di mirto sono commestibili e aromatiche, ma molto tanniche.
Contengono fino al 10% di zuccheri e solo 20 Kcal per 100 grammi.
E poi tante sostanze antiossidanti:
• Acidi organici: acido citrico, acido malico e vitamina C.
• Polifenoli: acidi fenolici, tannini, flavonoidi, e antocianine, pigmenti a cui si deve il colore dei frutti.
Per questo l’olio essenziale di mirto contenuto nelle bacche, il mirtolo, è ricco di principi attivi con effetti benefici sulla nostra salute. Contrasta l’invecchiamento e le malattie neurogenerative, ma è anche antisettico.
Ma c’è di più! Il mirto contiene un composto capace di agire attivamente sulle cellule tumorali. Ha un nome inglese – myrtucommulone-A – ed è oggetto di studi scientifici ancora in corso.
Grazie ai tanti tannini le bacche di mirto facilitano la digestione ed esercitano un’azione astringente utile in caso di diarrea, ferite e emorroidi. Sono balsamiche e aiutano l’apparato respiratorio. Ma sono anche antinfiammatorie e diuretiche, con un’azione positiva sugli organi urogenitali.
Come sempre, non bisogna esagerare: in grandi dosi, impossibili da raggiungere a meno di non impegnarcisi tantissimo, le bacche di mirto potrebbero causare cefalea, vomiti, allergie cutaneee, contrazioni dell’utero. Per questo sono sconsigliate ai bambini sotto i due anni e alle donne in gravidanza.
Come si usa il mirto
Il mirto ha tanti usi, per via delle tante e diverse proprietà di bacche, foglie e fiori. Ma è famoso soprattutto per via del liquore di mirto sardo: un infuso alcolico che si ottiene dalla macerazione delle bacche.
Il profumo e il sapore inconfondibili hanno reso questo superalcolico un vero e proprio prodotto iconico della Sardegna e la pianta di mirto è stata inserita ufficialmente nell’elenco dei prodotti tipici della Sardegna. Ricette tradizionali del liquore si trovano però anche nel Sud Italia, in Corsica e nell’Isola di Capraia.
Nella cucina sarda e mediterranea in genere, il mirto si usa spesso per aromatizzare i cibi. Non è infatti raro vedere le foglie e i rametti di mirto in compagnia di piatti di pesce o carne, come il famosissimo maialetto sardo. In Sardegna sono piuttosto conosciuti anche come condimento per sa taccula, prelibato piatto a base di selvaggina (tordi, storni, merli).
Negli ultimi anni bacche e foglie hanno trovato nuovi utilizzi, in parte incentivati dalla presenza sempre più massiccia di turisti a cui proporre i nuovi prodotti. Alcune aziende hanno sperimentato nuovi usi in cucina, dentro marmellate, dolci, formaggi, olio extra vergine d’oliva, ottenendo prodotti buoni, profumati e dal colore accattivante.
Altre aziende, cosmetiche, hanno iniziato a proporre prodotti per la cura del corpo che sfruttano il profumo e le proprietà del mirto. Un altro uso, forse più diffuso negli ultimi tempi, è quello di pianta ornamentale, per l’aspetto gradevole, soprattutto durante la fioritura, e la sua capacità di vivere con poca acqua.
Storia del liquore di mirto
Le origini di questo particolare liquore si perdono nella leggenda.
Mentre i corsi utilizzavano le bacche della pianta soprattutto come spezia per condire gli alimenti, in Sardegna si produceva il cosiddetto vino di mirto: le bacche più mature della pianta si facevano macerare in una miscela di acqua e filu e ferru, la grappa sarda, aggiungendo del miele a fine macerazione. A volte, al posto dell’acquavite si usava il vino.
Nel tempo questa ricetta si sarebbe pian piano trasformata in quella che conosciamo. Finché un giorno dei banditi galluresi in fuga dalla giustizia nella vicina Corsica avrebbero portato con se questo liquore di cui non potevano fare a meno, facendolo conoscere anche nella vicina isola.
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Come si fa il liquore di mirto in casa?
Il liquore di mirto si può fare in casa con le bacche rosse, con le bacche bianche (rarissime) oppure con le foglie della pianta di mirto.
Esistono diverse ricette, a seconda della famiglia e della regione, semplici e di sicura riuscita. Tutte passano per la macerazione di bacche o foglie in alcool o acquavite.
Qui trovi la ricetta del classico mirto sardo, rosso, e quella del mirto bianco; la ricetta del mirto con le foglie e quella del mirto salentino. Provale e aggiusta zucchero e liquidi secondo i tuoi gusti!
1. La ricetta del mirto sardo – rosso
Chiamato semplicemente mirto, o murta in sardo, è fatto con le bacche di mirto blu-viola o rosso cupo, che sono quelle largamente più diffuse. In Sardegna è il classico digestivo, ammazzacaffè servito dopo tutti i pranzi importanti. La ricetta del mirto sardo classico è molto semplice! Le cose da fare sono poche, ma dovrete avere molta pazienza per vedere i risultati del vostro lavoro. Le quantità sono piuttosto soggettive, per cui provate la ricetta e aggiustatela in base ai vostri gusti.
Ingredienti e dosi del mirto fatto in casa:
• Bacche di mirto: 1 kg
• Alcol a 95°: 2,5 litri
• Acqua: 2,5 litri
• Zucchero: 600 grammi (oppure miele: 480 grammi)
Come procedere:
Raccogliete le bacche nel periodo migliore: tra metà novembre e i primi di gennaio, meglio se con il classico pettine, con cui non farete male alla pianta e in più sarete molto più veloci.
Asciugate e lavate le bacche accuratamente. Sì, è un lavoro noioso, ma ne vale la pena. Alcuni, oltre alle bacche, utilizzano anche una piccola quantità di foglie.
Mettete le bacche a macerare dentro un contenitore ermetico con dell’alcol a 95°. È fondamentale che le bacche siano completamente coperte dall’alcol.
A questo punto abbiate pazienza e lasciate a riposo il composto in un luogo asciutto e buio per circa 30-40 giorni.
Terminata questa lunga attesa, preparate lo sciroppo, sciogliendo lo zucchero nell’acqua. Alcuni riscaldano l’acqua e vi fanno sciogliere lo zucchero lentamente, mentre altri preferiscono fare tutto a freddo. Al posto dello zucchero potete usare anche il miele.
Separate le bacche dal composto che si è creato e schiacciatele tramite un torchietto. Attenzione però! Non dovete schiacciarle con troppa forza per evitare che il composto estratto risulti amaro.
A questo punto unite l’estratto con lo sciroppo e mescolate lentamente.
Prima di consumarlo è bene aspettare almeno 30-40 giorni. Durante questo periodo, vi conviene mischiare il composto di tanto in tanto per evitare che si formino depositi. Infine è consigliato filtrarlo più volte per eliminare possibili impurità.
2. La ricetta del mirto bianco da bacche bianche
Non tutti sanno che esiste anche una varietà di mirto dai frutti bianchi, chiamata appunto mirto bianco o murta bianca in sardo per distinguerla dal classico mirto rosso. È un tipo molto più raro, da cui si ottiene un liquore di colore chiaro e dal sapore più delicato. La ricetta del liquore di mirto bianco è sempre la stessa, facilissima, del mirto rosso (che trovate qui sopra). Dovete solo sostituire l’ingrediente principale.
3. La ricetta del mirto bianco dalle foglie
Come già accennato in precedenza, esiste anche un mirto bianco prodotto tramite la macerazione delle foglie della pianta. Ha un sapore molto più delicato di quello rosso e potrebbe essere più gradito da chi non apprezza molto i superalcolici. Si prepara come il mirto rosso. Volendo si può sostituire lo zucchero con il miele, preferibilmente delicato, come quelli d’acacia o di sulla.
Ingredienti:
• Foglie di mirto: 200 grammi
• Alcol a 95°: 500 ml
• Acqua: 500 ml
• Zucchero: 150 grammi (oppure Miele: 120 grammi)
• Limone: la scorza di 1
Procedimento:
Raccogliete, le foglie, lavatele ed asciugatele con cura.
Mettete poi le foglie all’interno di un contenitore, assieme ad una scorza di limone e dell’alcol a 95°. Lasciate a riposo il composto per circa 20 giorni.
Dopo che le foglie avranno rilasciato il caratteristico colore verde, bisogna separarle dall’alcol.
Nel mentre preparate lo sciroppo, sciogliendo lo zucchero (o il miele) nell’acqua.
Mischiate il tutto, filtrare per eliminare eventuali impurità e lasciare a riposo per circa 20-30 giorni.
Potete conservare il liquore sia in freezer che in frigo, a seconda che loo preferiate con ghiaccio o senza.
Anche in questo caso le dosi sono piuttosto indicative. Se si preferisce un gusto più dolce aumentare la quantità di zucchero o miele, se invece si preferisce un sapore più forte e deciso aumentare l’alcol o diminuire l’acqua.
Oltre la Sardegna: Mirto in Puglia, Campania e Capraia
Allontanandoci dall’isola, il mirto viene usato con frequenza nel Sud Italia, soprattutto in Puglia e in Campania. In Campania, nel basso Cilento, è celebre la “mozzarella co’ a mortedda“, un tipo di formaggio a pasta filata adagiato nei ramoscelli di mirto e legato con la ginestra, per essere trasportato con maggior facilità.
In Puglia, in particolare nel Salento e a Taranto, le foglie accompagnano spesso la carne alla brace, mentre i fiori sono usati nella macedonia. Le bacche vengono invece impiegate per la preparazione delle olive nere in salamoia, assieme al finocchio selvatico.
Il liquore di mirto si prepara anche nell’isola di Capraia, in provincia di Livorno, e in Salento. Trovate la ricetta qui sotto!
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4. La ricetta del liquore di mirto salentino
Anche in Salento le bacche di mirto vengono usate per la produzione del liquore. Il procedimento del liquore di mirto salentino si differenzia da quello sardo per alcuni particolari.
Ingredienti:
• Bacche di mirto: 600 grammi
• Alcol a 95°: 1 litro
• Acqua: 1 litro
• Zucchero: 600 grammi
Procedimento:
Lavate e asciugate le bacche e mettetele in un contenitore aperto per circa 2-3 giorni, per farle riposare.
A questo punto prendete le bacche, mettetele in un contenitore ermetico e riempite con alcol. Lasciate a riposo per circa 40-50 giorni in un luogo asciutto e buio.
Trascorso il tempo, passate le bacche in un passaverdura e filtrate più volte con un panno di lino, in modo da raccogliere il succo e scartare la polpa. Nel mentre preparate lo sciroppo con acqua e zucchero. Una volta raffreddato lo sciroppo, unitelo al composto alcolico e imbottigliate. Prima di poterlo assaggiare, aspettate circa 2 mesi.
Una variante consiste nel mettere nelle bottiglie qualche bacca intera di mirto oppure una bacca di vaniglia e una stecca di cannella.
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