Le seadas o sebadas sono dolci sardi al formaggio, grandi ravioli tondi o a forma di cuore stilizzato: 2 dischi di pasta violada e un ripieno di formaggio filante. Si mangiano fritte e caldissime, cosparse di miele caldo o zucchero (ma anche niente) e il loro mix di sapori e consistenze è indimenticabile.
In questa pagina parliamo di:
Si dice seadas o sebadas?
Si dice in entrambi i modi e sono entrambi corretti, perché la parola varia leggermente a seconda del paese di produzione.
Da quando sono uscite dalla zona di provenienza per essere servite nei ristoranti di tutta l’isola le seadas o sebadas hanno invece perso il singolare. Che sia il prezzo da pagare per la celebrità??
Tipi di seadas
Come tutti i dolci tradizionali sardi, esistono diversi tipi di seadas, che cambiano leggermente a seconda delle aree geografiche sia negli ingredienti che nel ripieno. Di base c’è sempre la pasta violada, un impasto di semola e strutto, una sorta di pasta frolla molto rustica usata in tante preparazioni sarde.
Ciò che differenzia maggiormente le sebadas è il formaggio usato:
- Pecorino fresco, che conferisce un gusto leggermente più pungente
- Formaggio di mucca fresco, con cui si ottiene un ripieno più delicato. Di solito a pasta filata e latte crudo, come il casizolu o la panedda
- Ricotta fresca
Anche il miele ha un’importanza notevole! E di mieli sardi ce ne sono tanti più o meno saporiti.
Cambiano le eventuali aggiunte nel ripieno, che possono trasformare la seada in un piatto salato:
- Scorza grattugiata d’arancia o di limone
- Eventualmente aggiunta di zucchero
- A volte prezzemolo (nella variante salata)
In Barbagia questi grandi ravioli fritti si preparano anche salati e si consumano come piatto unico o come secondo. Altre varianti dolci invece prevedono l’aggiunta di zafferano nella pasta nella pasta violada.
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Origine e storia delle sebadas
Sulle origini della parola sebada si è molto discusso e tutt’ora non si è arrivati ad una conclusione univoca, infatti esistono diverse teorie. Secondo alcuni potrebbe derivare dal vocabolo latino sebum o dal sardo seu (grasso, sego), che si riferisce forse al contenuto in strutto o all’aspetto lucido.
Altri sostengono che invece possa derivare dal termine spagnolo cebada , il cui significato è appunto cibare. In Sardegna, il nome del dolce acquisisce diverse forme, come ad esempio sebada, sevada, sabada, seatta, e in Gallura siati ma anche casgiulata.
Nonostante adesso si consumino come dei dessert, in origine le seadas nacquero come un piatto unico, povero, consumato nelle case dei pastori. L’involucro di pasta violata, infatti, costituiva un’eccellente fonte di carboidrati, mentre il ripieno di formaggio forniva una giusta quantità di grassi e proteine.
Ideare piatti così nutrienti era il segreto fondamentale per sopportare la stanchezza e la difficoltà dei lunghi mesi trascorsi a lavorare nei pascoli di montagna. Venivano preparate soprattutto durante i periodi festivi del Natale e della Pasqua e rappresentavano il modo per augurare il bentornato ai pastori che finalmente rincasavano dopo il duro lavoro.
Se siete stati in Sardegna almeno una volta nella vita, avrete senz’altro sentito parlare delle sabadas. Ma probabilmente anche se non ci siete stati! Si tratta infatti del dolce più conosciuto oltre i confini dell’isola: la loro fama è arrivata persino in Giappone, che oggi ospita una seaderia artigianale nella capitale Tokyo.
La ricetta delle sebadas o seadas
Se volete dedicarvi in prima persona alla preparazione, eccovi la ricetta tradizionale delle seadas. Prima di cominciare, è importante ricordare che il segreto per ottenere un risultato eccellente sta tutto nella pasta. Essa infatti è preparata con la semola di grano duro che, essendo più grossa della farina normale, possiede una consistenza diversa e presenta un colore dorato e un profumo inconfondibile.
Tutti gli ingredienti:
Semola di grano duro: 500 grammi
Strutto: 100 grammi
Pecorino fresco: 600 grammi
Limoni: la scorza grattuggiata di 2
Miele: a piacere
Procedimento:
Per preparare la pasta si mescolano insieme la semola, un po’ d’acqua tiepida ed un cucchiaino di sale, fino ad ottenere un impasto omogeneo, poi si unisce al composto lo strutto.
Stendete a questo punto la pasta sul tavolo, ritagliando con l’aiuto di una formina circolare o con una rotella tagliapasta (sa rodedda) delle sfoglie del diametro di almeno 12 cm. Con la rotella potrete anche dare alle seadas la caratteristica forma a cuore!
Dopodiché potrete grattugiare il pecorino fresco, che bisognerà sciogliere in padella insieme alla scorza di limone grattugiata, continuando a mescolarla fino a che non otterrete una crema molto densa.
Versate alcuni cucchiai al centro delle sfoglie di pasta e lasciate riposare finché non si raffredderanno. Chiudete le sfoglie utilizzando un altro disco di pasta, quasi come se steste preparando un calzone, facendo in modo di eliminare l’aria presente all’interno delle vostre seadas.
Sigillate bene i bordi e friggetele in abbondante olio d’oliva. Ricopritele di miele d’arancio o corbezzolo o un altro a vostra scelta e servitele ancora ben calde.
Di norma, devono essere abbinate a vini sardi molto dolci come la Vernaccia o il Vermentino.
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Una versione dal nome molto curioso, è quella che prevede l’utilizzo del formaggio crudo, detta a sa mandrona, che in sardo significa alla pigrona, perché questa ricetta prevede molto meno lavoro rispetto a quella originale.
Se vi incuriosiscono i dolci sardi o i dolci al formaggio e al miele, ne trovate tanti altri tra i dolci sardi di Carnevale e i dolci sardi di Pasqua!
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